Il 3 dicembre scorso, al cinema Jolly di Ravenna, ho avuto l’opportunità di assistere alla proiezione del docufilm “Abyss Clean Up”, del regista Igor D’India.
Il titolo prende il nome dalla associazione Aps Abyss Clean Up, fondata nel 2021 e che ha come scopo, quello di proteggere i fondali marini dai depositi di rifiuti, cercando di mappare i punti inquinati, le zone di interesse e ovviamente, rimuovere (se possibile) i materiali.
Il documentario è stato realizzato grazie alla cooperazione tra il regista, ricercatori del CNR ed alcuni elementi dell’equipaggio Sea Shepherd, oltre ad altri professionisti.
Sappiamo che più del 70% dei rifiuti che finiscono in mare, si depositano nei fondali. Di questi rifiuti , quasi tutti sono di plastica, perciò è urgente e necessario monitorare lo stato di questi rifiuti.
Nel film si esplora in particolare, l’area dello Stretto di Messina, in Sicilia, regione di provenienza del regista.
La larghezza del punto esplorato è di circa 3,4 km e la profondità, di circa 250 mt.
L’esplorazione dei fondali è stata realizzata grazie all’immagine trasmessa dai ROV (Remotely operated underwater Vehicle), condotti dai ricercatori, coadiuvati dalla ricercatrice Martina Pierdomenico.
Il problema principale incontrato dai ROV, sono state le correnti, che hanno complicato la navigazione, spostando i mezzi in punti diversi da quelli previsti, impedendo la corretta osservazione.
Oltre che in Sicilia, sono stati esplorati anche i fondali di Varazze, in Liguria, dove si trovano ancora pezzi di gomma, metalli e altri relitti, il cui affondamento fu causato dall’ alluvione del 1970.
Questa osservazione è stata utile per riflettere sulla resistenza e permanenza dei rifiuti nell’ambiente. In questo caso la rimozione non è semplice, sia per la logistica, sia per gli alti costi.
Al termine, Igor e il team Sea Shepherd, si sono intrattenuti con il pubblico in sala, per rispondere a domande o riflettere sul cammino fatto e su possibili azioni future.
Il messaggio per tutti è che ognuno di noi può fare la propria parte con un’ appropriata differenziazione dei rifiuti, ma anche cercando di ridurre l’acquisto di prodotti e imballaggi inquinanti, con la consapevolezza che, riducendo direttamente tutto ciò che è fatto o confezionato con la plastica, compiamo il primo passo per fare la differenza e aiutare il Pianeta.
da Barbara, laureanda al Corso Magistrale WACOMA – Water and Coastal Management, Campus Unibo di Ravenna
Lascia un commento